In questi giorni di lavoro per il progetto "Un Friûl diferent" mi è giunta una lettera di Adriano Ceschia. Ho chiesto e ottenuto di poter rendere pubblico il testo e la risposta per poter aprire una riflessione e avere il parere di chi è interessato.
Questa la lettera di Adriano:
Cjar Luche, si
sin sintûts chest Istât passât e o vin fevelât a dilunc su lis
prospetivis politichis furlanis daspò des elezions regjonâls dal
2013, e o jerin in cunvigne che la mancjance di une fuarce
autonomiste furlaniste in regjon, massime tai ultins agns, e je stade
cause de involuzion, ancje intal cjamp linguistic e identitari, di
tantis concuistis fatisin in fuarce de azion politiche davuelte o
semenade dal Moviment Friûl prin de sô autosospension tal 1992. O
jerin in cunvigne inalore sul fat che e varès vût di tornâ a
presentâsi su la sene politiche une fuarce autonomiste
nazionalitarie furlane. Come che al sucêt tantis voltis, no si
separisi sui obietîfs, ma sul ‘ce fâ?’ Tu disevis: ‘Il
Moviment Friûl, cu la sô ereditât storiche, cu la sô muse nete,
al è il partît ideâl par resurî l’autonomisim politic furlan,
pûr che si meti intun contest di coalizion e colaborazion di çampe’.
Jo ti disevi: ‘Par sei di çampe, nol baste definîsi di çampe, e
metisi li che a son altris fuarcis di çampe; e chês fuarcis, che a
fasin politichis di çampe intun nivel istituzionâl e intun contest
teritoriâl e tematic, nol è dit che lis fasin di çampe intun altri
nivel istituzionâl, come te nestre regjon, o tal contest teritoriâl
dal Friûl. La çampe in Friûl e je stade simpri çuete, e e à
condividût cu la diestre lis politichis nazionalistichis
antifurlanis. Lu fâs ancje ore presinte’. Indi concludevi che un
partît autonomist nazionalitari furlan al varès vût di sielzi di
dâ dongje une sô fuarce autonome, no subordenade o dipendente dal
schiriament di diestre o di çampe; che i furlaniscj no jerin in
cheste fase une fuarce tant grande di podê dividisi in formazions
autonomistis diferentis, di drete e di çampe; che la dialetiche tra
politichis sociâls e istituzionâls di diestre e di çampe e varès
vût di stâ, inte coretece e tal rispiet di ogni part, ancjemò
dentri e no fûr di un partît autonomist unic. Par cheste reson il
Comitât dai garants dal Mf al veve sielzût di fâ il tentatîf di
fâ cori il partît aes regjonâls di bessôl, par sielzi po
convergjencis programatichis cun chês altris fuarcis politichis no
autonomistis, volte par volte, cuistion par cuiston, se al fos
coventât.
Chi o vevin lassât il nestri resonâ, e chi no si
jerin cjatâts in cunvigne.
Come che tu sâs, ai 17 di chest mês
l’Mf al à anunziât in forme publiche di volê fâ chest tentatîf
di presentâsi cul so simbul e in forme autonome aes elezions
regjonâls. Cumò che si trate di dâ dongje lis listis, che a àn di
sei fatis des personis che si ricognossin inte storie e intal program
atualizât dal Moviment Friûl, e che a rispietin il pat di
colaborazion cul partît; cumò che a son di racuei lis 4.750 firmis
par podê presentâsi, cemût che e domande la leç vergognose,
antidemocratiche e anticostituzionâl di chei che le àn fate (PDL,
LN e PD regjonâi), intant che lôr a son esentâts di cjapâlis sù,
jo o torni cun te sul discors.
Ti cognòs di cuant che tai ultins
agns 90 si sin metûts a colaborâ insiemi pe realizazion dal Grant
Dizionari Blengâl Talian Furlan, la opare che o vin curade jo te e
Sandri Carrozzo, o ai vût maniere di stimâ la tô competence
professionâl, lis tôs ideis di politiche linguistiche e lis tôs
ideis in gjenerâl, la tô coretece; o pensi che tu saressis un
conseîr regjonâl straordenari pe cause furlane. Par dutis chestis
resons ti informi che lis listis dal Mf a son viertis a ducj, massime
a personis come te. Ti domandi inalore se tu restis ancjemò su lis
posizions dal Setembar stât, che no son in contradizion cu la sielte
dal Moviment Friûl, ma a son dome difarentis, o se tu âs rifletût
e madressude la idee di podê acetâ l’apel dal gno partît.
I
timps a son strents, e lis decisions, chês pocjis che a van fatis, a
son di cjapâ daurman.
O spieti une tô rispueste.
Mandi, cu la
stime di simpri.
Adrian
Questa la risposta:
Caro
Adriano,
ti ringrazio sinceramente
per le parole, la stima che esprimi e la proposta di cui ti fai portavoce. Se ho deciso di
rendere pubblico questo scambio di opinioni è perché desidero che questa riflessione, che
non riguarda solo me e te, possa essere condivisa anche nella
speranza che possa dare dei risultati positivi. Il primo sono sicuro sarà
raggiunto presto: dare un contributo ad una riflessione sulla
necessità di una politica territoriale. Un altro risultato è
convincerti del grave errore che il Movimento Friuli sta commettendo.
Anche sul secondo sono ottimista.
Questo non è solo un
discorso fra persone ma, cosa più importante, è un discorso “sulle
persone”, su chi abita la nostra terra e -ancora più importante-
su chi la abiterà. Spesso ti ho sentito parlare riguardo
all'"eredità" di una storia politica. Giusto. La tua
scelta a mio modo di vedere, e come spero riuscirò a spiegarti, non
risponde a questa giusta aspirazione. Anzi, conduce al risultato
opposto.
Sono molti gli aspetti
che ci trovano concordi: la preoccupazione per il futuro del nostro
territorio, dei nostri giovani: la consapevolezza -dettata anche da
una conoscenza storica- che nella nostra regione il problema del
futuro è più serio che in altre. Siamo da sempre una regione di
confine, dove il termine “confine” è stato inteso per decenni
come “nemico”, prima, come “lontano” poi . In entrambe le
visioni la nostra regione è stata vista come elemento asservito
piuttosto che come interlocutore.
Ed in questo tu ed io
condividiamo l'idea che l'unica strada per rovesciare il ruolo del
nostro territorio si trova nella democrazia di prossimità e
nel saper leggere la dimensione locale e le sue esigenze per poter
rispondere alle domande globali che ci investono sia dal punto di
vista economico che culturale.
Chi ama la cultura fatta
a colpi di slogan userebbe il termine glocal, direbbe che
bisogna “pensare globale e agire locale” ma non servono slogan.
Servono proposte. E serviranno fatti.
Questa regione, proprio
in forza della sua storia e dei suoi confini, può essere ora
uno straordinario laboratorio di multiculturalismo, di rinascita
economia, di esemplare investimento nel capitale umano dei nostri
giovani. Oppure può diventare uno degli snodi autostradali della
nuova Europa finanziaria, una delle discariche delle mafie
internazionali, un luogo di nuove povertà e di conflitti sociali.
ICFI, Monfalcone, Tolmezzo, Torviscosa, Cavazzo, gli elettrodotti,
sono solo alcuni esempi -antichi e recenti- di una storia che deve essere
cambiata. E -chiedo scusa per la semplificazione- non sarà cambiata
da regie che si trovano a Milano, Genova o Roma. E nemmeno da
Bruxelles.
Abbiamo bisogno di
infrastrutture digitali che entrino in tutte le scuole, in tutte le
imprese, in tutte le famiglie. Abbiamo bisogno di una scuola sempre
più competitiva e l'elenco potrebbe continuare a lungo. Non abbiamo
tanto bisogno di nuovi investimenti quanto di investimenti
fatti in modo serio. Quello che manca non sono solo i fondi ma la
competenza e la serietà nel gestirli, assieme ad un forte rapporto
con i cittadini.
Non possiamo dire di non
compredere chi deciderà di non votare nessuno dei partiti che si
stanno presentando alle elezioni regionali. Mai come in questi
anni la politica è stata distante dai cittadini e mai come in questi
anni la politica si è rivolta contro gli interessi dei
cittadini. E per chiedere a chi sceglie di non andare al voto (o a chi sta per scegliere di trovare un padrone a Genova) di credere nella possibilità in una vera politica legata al territorio serve chiarezza.
Servirebbe
un Movimento Friuli oggi? Certo. Servirebbe una forza politica con la sua
storia ed al tempo stesso attuale, in grado di dare una definizione
contemporanea di autonomismo (altrimenti è meglio non usare più
questo termine). Ma le scelte che avete fatto vanno in un'altra
direzione: essere al di fuori dalle parti non è esserne al di sopra:
così non verrà letto dai cittadini e così non sarà
nell'azione politica. Non scegliere è fuggire dalla più grande
delle responsabilità: la rappresentanza.
Rappresentare è voler
essere portavoce, e cercare di dare risposta, a bisogni, non a interessi. Non sono
interessato alla sanità, ho
bisogno di una sanità
che funzioni; non sono interessato alla
scuola, ho bisogno di
una scuola che risponda alle esigenze dei giovani del territorio; non
sono interessato al
multiculturalismo e al multilinguismo, ho bisogno di
una società inclusiva che veda tutti i nostri corregionali nati in
altri paesi come friulani (perché chi scommette la sua vita in una
terra diversa da quella dove è nato è un onore e un vanto per
quella terra); non sono interessato all'ambiente,
ho bisogno di
garantire ai miei figli un territorio migliore di quello che ho
trovato. Lo stesso vale per il lavoro, per la cultura, per il
turismo, per le relazioni internazionali,... Essere portavoce di
interessi,
invece, è aprire le porte alle clientele. E nemmeno è sufficiente
chiedere un voto, prendere degli impegni, essere portavoce di
un'idea.
Su tutto questo siamo
d'accordo come siamo concordi nel credere che il ruolo delle forze
politiche territoriali è ruolo di controllo e governo. Senza la
funzione di controllo la malagestione parrebbe il rischio minore
(specialmente nell'Italia degli ultimi vent'anni e specie dopo gli
scandali laziali, lombardi, leghisti, ecc.). È possibile rinunciare
al controllo? È possibile rinunciare al governo? E allora perché il
Movimento Friuli sceglie di farlo?
Alessandro
Carrozzo alcuni mesi or sono ha spiegato come nelle dinamiche delle
regole elettive attuali vi sia la necessità di due formazioni
politiche che si facciano portavoci delle esigenze di un territorio:
una di destra e una di sinistra. Come dar torto ad una riflessione
come questa? Dare credibilità a un progetto significa anche
scegliere i compagni di viaggio. Non basta, come è stato scelto dal
Mov. Friuli, indicare una meta approsimativa e vagamente populista.
La più diffusa lettura di questa scelta sarà la ricerca di
poltrone, relazioni e favori.
La
mia scelta -come dicevi- è quella di collocarmi nella sinistra. È
vero che i partiti
italiani hanno trasformato il confronto politico in una lotta per il
controllo di posti e privilegi ed è vero che hanno fortemente
ridimensionato il proprio orientamento politico: si dichiarano
vagamente progressisti, conservatori, centristi, ecc..
Nonostante
questa confusione, destra e sinistra esistono (nella società e nei fatti, più
che nelle parole) e la sinistra si orienta alla ricerca del bene
comune, dell'equità sociale, dell’amministrazione responsabile e
non speculativa delle risorse, la sinistra si riconosce nella
tensione alla cooperazione, nell’aumento di maturità e
responsabilità di tutta la società, nella ricerca di momenti di
democrazia sostanziale.
La nostra domanda è se esiste un Friuli differente,
che chiede rappresentanza. Un Friuli che non accetta la logica della
clientela, che pensa ai giovani, che si impegna per le proprie lingue
e identità in un contesto multiculturale e aperto; che difende il
territorio e ne propone un uso rispettoso, razionale e sostenibile.
Esiste
il Friuli di chi presta attenzione ai valori della cultura,
dell'ambiente, dell'arte, della scuola, delle nuove tecnologie?
Esiste il Friuli di chi cerca di fare economia nel rispetto delle
persone e dei valori di solidarietà, di accoglienza e di
cooperazione, che si ribella alla concentrazione delle ricchezze e
alla distruzione dei posti di lavoro? Io
credo di si. Non sono in grado di dire se da questa ricerca nascerà una proposta politica e una realtà in grado di confrontarsi in una sfida elettorale ma credo che questa sia la strada giusta.
Tu,
Adriano, in questi anni sei stato un esempio di come la storia non
sia qualcosa che ci colloca meramente in un passato ma quell'insieme
vivo di saperi ed esperienze che ci permettono di interpretare il
presente e di agire in esso pensando al futuro. Allora fai tua la
nostra proposta e continua il percorso che ha portato te e il
Movimento Friuli fino ad oggi. Scegli, anzi, scegliete di aderire al
progetto "Un Friûl Diferent" e percorriamo insieme questo
pezzo di strada. E se la maggioranza del Movimento Friuli volesse ad
ogni costo scegliere di restare ferma in una visione politica di vent'anni fa ti invito ugualmente ad aderire a
questo progetto. Questo è il mio modo di rispondere affermativamente
alla tua richiesta, perché di risposta affermativa si tratta.
Qualunque
sia la tua scelta ti auguro buon lavoro.
Con
immutata stima
Luca